Come avrai forse intuito oggi parliamo di screening prenatale e più nello specifico dei test su DNA fetale da sangue materno.
Poco tempo fa parlando con un tuo collega dei vari test presenti sul mercato e del fatto che solo alcuni di essi possono indagare alcune microdelezioni, mi sono sentita dire:
“E chissenefrega delle microdelezioni! Alla fine sono patologie rare.”
Inizialmente sono rimasta sconcertata, non capivo se fosse puro menefreghismo o incoscienza…ma poi ho capito che in fondo quella reazione poteva essere normale.
Eh sì, perchè lui non conosceva Martina e di certo non poteva conoscere la sua storia.
Prima di parlarti di lei però, vorrei riassumere brevemente un paio di cose.
Cosa sono ste benedette MICRODELEZIONI?
Le microdelezioni sono anomalie cromosomiche caratterizzate dalla perdita di piccoli frammenti di DNA dispersi nel corredo genetico. In pratica sono veri e propri pezzetti di DNA che si perdono per strada.
Come già saprai, alcuni test prenatali ti permettono di ricercarne alcune:
- Sindrome DiGeorge
- Sindrome di Angelman
- Sindrome di Prader-Willi
- Sindrome di Cri-du-chat
- Delezione 1p36
Diversamente dalla mancanza di un intero cromosoma, le microdelezioni sono solo piccole quantità di informazioni mancanti su uno dei cromosomi della coppia.
Queste alterazioni causano sindromi di importanza clinica variabile a seconda del cromosoma coinvolto, della regione cromosomica interessata e delle relative dimensioni.
Ma le microdelezioni sono veramente così rare?
Le microdelezioni clinicamente rilevanti sono più comuni di quanto fosse ritenuto in passato e soprattutto possono verificarsi in gravidanze che non mostrano anomalie nelle ecografie.
Senza contare poi che l’incidenza delle microdelezioni è indipendente dall’età materna. Pensa che nelle donne giovani è addirittura più comune della Sindrome di Down.
Fermo un attimo. Parliamoci chiaro.
Ti sto parlando di microdelezioni clinicamente rilevanti, con un fenotipo ben definito: non voglio certo farti perdere del tempo con ricerca di patologie come la Langer Giedon di cui non si conosce l’incidenza, oppure della Jacobsen che ha un’incidenza di 1:100000.
Ci tengo a sottolineare questo perché purtroppo oggigiorno spuntano a destra e a manca test su DNA fetale che, pur di dire che sono meglio di altri, promuovono la ricerca di patologie veramente rare o addirittura di dubbia rilevanza.
Tornando a noi…diamo uno sguardo ai numeri.
Non noti niente di interessante?
Ti do un aiutino io: la Sindrome di DiGeorge ha un’incidenza di 1 su 2000.
Un’incidenza decisamente superiore a quella della fibrosi cistica che in Italia arriva a 1:4238 (dato della SIFC-Società Italiana per lo Studio della Fibrosi Cistica).
Sei ancora convinto che cercare le microdelezioni sia inutile?
Ecco, non dovrei aggiungere altro.
Potrei fermarmi qui è vero, ma ti avevo promesso che ti avrei raccontato la storia di Martina…ed io mantengo sempre le promesse!
Martina è una bella donna di 38 anni, altezza 1,67, normopeso, con lunghi capelli biondi; una ragazza timida, non sfrontata, di quelle educate che ai giorni nostri è quasi difficile incontrare.
Martina è anche un interessante caso diagnostico.
Gravida, alla 12° settimana di gestazione, si reca dal suo ginecologo di fiducia per uno screening prenatale.
Avendo 38 anni avrebbe potuto facilmente accedere a test invasivi come amniocentesi o villocentesi. Tuttavia il suo medico (riferimento nazionale in merito a NIPT e diagnosi Prenatale) le ha proposto come test di screening iniziale il Panorama Test Plus. Un test su DNA fetale con ricerca di microdelezioni.
Te la faccio breve.
Martina è risultata positiva alla Sindrome di Di George con un rischio calcolato di 1/19.
Per confermare il dato, la genetica dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, in collaborazione con il laboratorio Geneticlab ed il ginecologo curante, ha proceduto ad amniocentesi.
Su specifica richiesta di Geneticlab (evidenziata sul referto) e del medico stesso ha proceduto alla conferma molecolare per la microdelezione della Sindrome di Di George.
Il test molecolare ha confermato la positività alla sindrome di Di George e confermato il risultato del Test Panorama Plus su DNA fetale.
Martina è stata anche valutata ecograficamente alla 15esima settimana e il medico afferma che NON vi erano anomalie che facessero pensare ad una patologia.
Questo è un importantissimo risultato ed è un enorme successo per un test di screening prenatale.
Vuoi sapere perché?
- Martina, di 38 anni, se avesse proceduto ad un normale test invasivo quale amniocentesi o villocentesi NON sarebbe mai risultata positiva alla microdelezione della Sindrome di Di George: infatti le tecniche di citogenetica classica invasive notano solo i macro riarrangiamenti cromosomiche ma non possono vedere le micro delezioni
- l’ecografia non avrebbe evidenziato malformazioni al feto se non un eventuale difetto cardiaco tuttavia in epoca gestazionale molto tardiva
- altri test in commercio non avrebbero saputo evidenziare questa microdelezione su DNA fetale e Martina sarebbe risultata un falso negativo per il limite della tecnica
Il test aggiuntivo delle microdelezioni riceve critiche che poggiano soprattutto sulla bassa incidenza delle patologie ricercate.
Ma se usciamo per un attimo dalla statistica, per Martina, che di fatto è la paziente 1/2000 che porta in grembo un feto affetto da Sindrome di Di George, questo test sulle microdelezioni, e la gestione clinica dei risultati (altro elemento molto importante!!!), ha fatto una grande differenza per la sua storia.
Umanamente dispiace è ovvio, ma avere offerto un servizio senza precedenti in Italia e avere contribuito ad una diagnosi precisa sul primo caso clinico confermato di Sindrome di Di George molto invalidante per il feto, rende fieri del lavoro svolto.
Quindi, quando mi sento dire “ma chissenefrega delle microdelezione” rispondo “Io me ne frego!”…
…e forse anche Martina!
==> Se vuoi leggere l’articolo scientifico pubblicato sulla storia di Martina clicca qui!
Se invece vuoi capire da subito come poter proporre alle tue pazienti il test di screening prenatale con l’analisi delle Microdelezioni,
Sono a tua disposizione!
Roberta



sempre brava ed incisiva
grazie 🙂
Beh, con gli Ebrei era più semplice…HEIL alla medicina neonazista!!
Capisco e rispetto il suo parere Dr.Parenti.
Penso sia giusto però informare sulle possibilità che la scienza ci offre,
dando la possibilità al singolo di decidere del suo futuro.
Certe analisi non nascono solo per interrompere una gravidanza.
Possono anche essere valutare in previsione di una preparazione psicologica dei genitori ad affrontare un percorso difficile o per prepararsi ad un pronto intervento terapeutico appena il bambino viene al mondo.
Patologie, come la Sindrome di DiGeorge, sono spesso difficilmente diagnosticabili alla nascita e questo causa l’aggravarsi nel tempo di problematiche che, se gestite da subito migliorerebbero notevolmente lo stile di vita del paziente.
Per questo credo che la diagnosi precoce sia un’opportunità.
Se vuole approfondire l’argomento le consiglio di leggere il seguente articolo:
Sindrome di DiGeorge: i vantaggi di una diagnosi precoce
per quanto riguarda la microdelezione 16p1311?
Buongiorno Sonia,
la microdelezione 16p13.11 può essere individuata con tecnica CGH Array.
Sarebbe necessario comprendere meglio le sue esigenze per poter fornire una risposta esauriente.
In caso fosse una paziente le consiglio di rivolgersi al suo ginecologo di fiducia, che potrà aiutarla a comprendere la giusta strada da percorrere per il suo specifico problema.
In caso lei fosse un ginecologo può contattarmi inserendo i suoi riferimenti nel form che trova cliccando qui, la richiamerò personalmente per valutare insieme la sua necessità
Articolo interessante anche se da denuncia per il terrorismo psicologico magistralmente eseguito. L incidenza delle sindromi è leggermente alterato, in basso ovviamente, facendo credere cosi che sia piu concreta di quanto in realtà, la possibilità di essere affetti da tali patologie. La signora Roberta ha omesso che l’ incidenza è rapportata ai nati vivi e non al numero totale di gravidanze. Con questi tassi riportati dovremmo vedere ogni 3×2 un soggetto affetto da una delle sindromi descritte.
Buongiorno Dr. Perrone,
l’articolo è volutamente provocatorio è chiaro, ma nessuno vuole ingannare nessuno.
Capisco la diffidenza e, con tutto quello che si legge e si sente in giro, non la biasimo affatto.
Il mio scopo con questo articolo è semplicemente quello di far riflettere su un argomento che spesso non viene nemmeno preso in considerazione, solo perché si tratta di malattie rare.
Beh, dal mio punto di vista, quelle malattie rare non sono solo numeri…sono persone, sono bambini, sono famiglie.
E rare o non rare hanno tutto il diritto di essere prese in considerazione ed analizzate se possibile.
Giustamente mi fa notare che non ho specificato che l’incidenza dei dati è rapportata ai nati vivi.
Non è certo un’omissione volontaria per far credere cose che non esistono, semplicemente ho dato per scontato che per professionisti come lei fosse una cosa evidente.
La ringrazio comunque per la precisazione che arricchisce l’articolo di ulteriore trasparenza.
Rispetto a queste malattie l’atteggiamento è quello che tutti hanno nei confronti dei guai, non pensi che verranno mai a farti visita finché non bussano alla tua porta. Alla nostra hanno bussato. Non saperlo prima avrebbe solo posticipato il dolore e lo chock.
Grazie per il suo commento Francesca, il mio lavoro è volto anche ad aiutare genitori come voi! Un abbraccio